Curriculum Vitae

   

Nicola Domenici nasce il 23/09/1969 a Viareggio.

Dopo le scuole superiori si iscrive all'Università di Lettere di Pisa con indirizzo Storia Antica, manifestando subito una grande passione per la storia e l'umanistica. La sua innata facilità al disegno artistico lo contraddistingue fin da piccolo, il disegno è infatti una delle grandi passioni che lo spingerà poi, nel corso degli anni, a intraprendere lavori caratterizzati da un forte senso artistico e artigianale. Per questo motivo dopo  il servizio militare si trasferisce a Firenze e lavora presso il famoso laboratorio di gioielleria Fabio Fanfani, dove apprende le tecniche orafe e comprende che il creare fa parte ormai del suo essere artista. Rientrato a Viareggio apre il suo laboratorio di gioielleria nello spazio che prima di lui aveva occupato il padre tecnico orologiaio e inizia una sua produzione artigianale e artistica di gioielli d'autore che avrà molto successo alla fine degli anni '90. Ma all'inizio del nuovo millennio accade una cosa non prevista né tantomeno cercata, ovvero l'incontro e la frequentazione con Antonio Caldarera, noto artista versiliese. In questo preciso contesto, frequentando lo studio di questo pittore-scultore, Nicola comprende che il suo creare era limitato dalla materia e dallo spazio, non gli bastava più concepire oggetti di piccole dimensioni ed esclusivamente rivolti ad un pubblico femminile, adesso aveva bisogno di ideare nuove forme, nuovi materiali, più grandi, più resistenti e soprattutto esprimersi liberamente, svincolato dalle imposizioni del mercato orafo. Iniziava una nuova avventura, all'età di 30 anni. Nicola sente la necessità di svoltare, cosciente delle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare ma con una grande forza di volontà e determinazione che spesso spinge coloro che iniziano questo mestiere. Consapevole di non avere competenze specifiche in questo campo, si iscrive all'istituto Tecnico del marmo Pietro Tacca a Carrara, dove apprende le tecniche scultoree unitamente allo studio dell'arte e alla petrografia. Conseguito il Diploma tecnico con il massimo dei voti, non ancora appagato e ansioso di apprendere, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Carrara con specializzazione Arti Visive (scultura) e qui completa il suo percorso professionale laureandosi con Lode sotto la guida del prof. Franco Mauro Franchi e la Prof.ssa Lucilla Maloni docente di storia dell'arte e rettore dell'Accademia. I tempi sono maturi, dopo 6 anni di attento studio, Nicola si sente pronto per affrontare il mondo artistico. Le idee di Medardo Rosso e degli impressionisti lombardi lo affascinano e da loro apprende l'importanza della luce e delle sue variabili. Iniziano le prime mostre collettive e i primi concorsi dove con i bronzi realizzati a cera persa vince alcuni importanti concorsi locali e si mette subito in mostra. Come capita sovente a molti artisti, non contenti dei loro lavori e delle tecniche e materiali fino a quel momento usati, Nicola Domenici inizia una produzione basata sulle resine di ultima generazione, molto più leggere e gestibili di un marmo o un bronzo. Ma il reale motivo per cui l'artista inizia ad adottare questi materiali è in verità la necessità di cercare nuove soluzione che al momento si possono ricercare esclusivamente nei materiali di ultima generazione come: resine, carbonio, alluminio etc. Continua a studiare in particolar modo Boccioni e la scultura futurista ma rimane affascinato da Fontana e dalle sue ricerche sperimentali sulla luce e gli ambienti polisensioriali a effetto variabile. I gruppi di arte Cinetica e Programmata ( gruppo T, gruppo N, gruppo 0 etc.), esercitano sull'artista un grande fascino concettuale facendogli comprendere quanto sia importante coinvolgere il fruitore al massimo grado possibile affinchè rimanga completamente catturato dall'opera. Si rende subito conto che la sua figurazione potrebbe trattenerlo in un campo artistico e stilistico ristretto ma comprende che non può farne a meno, almeno per il momento. Allora l'artista si concentra su una ricerca estetica formale basata esclusivamente sul movimento della figura, dove la luce può meglio scorrere sulle opere iperlucide, dando una forza maggiore alla figura. Abbandonato definitivamente il bronzo, materiale che non ritiene più adatto a rappresentare le sue opere, lo scultore Domenici inizia una nuova serie di lavori basati esclusivamente sulla combinazione di due o più materiali estremamente differenti tra loro ma che portano l'opera ad una più completa rappresentazione contemporanea e ad un interesse maggiore da parte di un fruitore attento al nuovo. Le prime opere sono meri tentativi poco riusciti ma dopo poco finalmente esce dal suo laboratorio, oltre che dalla sua mente, l'opera intitolata “MAFARKA”. Questa scultura formata da resina, smalto automobilistico e tubi in acciaio suscita subito grande interesse per la particolare forma e l'abbinamento dei materiali. Per la realizzazione di questo lavoro l'artista si è ispirato ad un romanzo di Filippo Tommaso Marinetti, padre del Futurismo che in questa opera racchiude un po' tutta l'ideologia futurista di inizio secolo. Mafarka è stata la scultura della svolta anche se ogni nuova opera è fonte di studio e ricerca, questa in particolar modo segna un passaggio importante nella produzione artistica dello scultore viareggino, indicando la strada per una serie di nuove opere composte da materiali differenti e spesso di difficile assemblamento.

L'idea principale di Domenici è infatti quella di usare materiali contemporanei e industriali abbinati a materiali più nobili come ad esempio i marmi policromi o lo stesso bianco di Carrara. Ovviamente, per mantenere lo stesso stile caratterizzante, nelle sculture monumentali, lo scultore da una maggiore importanza alle parti in marmo riducendo le componenti in resina o alluminio alle dimensioni minori. Il marmo, da particolare addizionale diviene cosi parte preponderante del lavoro di Nicola Domenici che assume cosi caratteristiche monumentali aumentando resistenza e durevolezza dell'opera anche alle condizioni meteo più estreme.

 

 

Testo critico Paolo Levi

 

Artista poliedrico, Nicola Domenici, presenta una produzione eterogenea di soggetti

che testimoniano la sua fertile intuizione creativa. Donne dalle forme robuste e dai

colori smaltati e brillanti occupano lo spazio rievocando non solo i moduli espressivi

e gli esempi dirompentidei maestri della Pop Art, ma anche le intense definizioni

plastiche del grande Medardo Rosso. In un'altra parte del suo lavoro, l'artista guarda

con rigorosa attenzione ai canoni scultorei più squisitamente classici, con un

puntuale studio dell'anatomia umana traducendo il suo lavoro in opere prporzionate

e calibrate, i cui profili restano sfuggenti, in divenire, come colti in una proiezione di

mivimento. Lo scultore lavora nelle sue opere più collegabili alle avanguardie con

resine acriliche e vetroresina, ricorrendo a colori accesi, mentre nei suoi lavori, che

potremmo definire legati alla classicità, egli lascia che il colore naturale dei materiali

impiegati faccia da protagonista, mantenendo tutta l'eleganza che porta in se un'opera costruita su di un impianto monocromatico. In entrambi i casi si dichiara in modo evidente l'intenzione creativa dell'artista, che plasma con forza i materiali senza nascondere il proprio tocco, invitando anzi l'osservatore a indagarne i profili, le superfici lisce e curve, o ancora la ruvidezza del non finito, percorso da sottili

indrespature. Il lavoro di Domenici si basasu un connubio di ricerca espressiva e

concettuale. L'aspetto ludico di alcune sue creazioni non deve far perdere di vista la

loro funzione di denuncia sociale o di riflessione sulla natura umana. Alcune sculture

si presentano monche, affette dunque da difetti fisici  come metafora di un dato

esistenziale, ricordando all'osservatore le possibili mancanze o difetti che ognuno deve cercare non tanto nel proprio corpo, quanto nella propria anima.